La recensione: Thy
Womb
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Regna
una strana armonia nella comunità Bajau, nativa del sud delle Filippine, i
cosiddetti “zingari del mare”, costruttori di palafitte, tessitori di tappeti e
di reti, pescatori, cercatori di perle. Un’armonia che si riflette anche nalla
vita di Shaleha, levatrice impossibilitata ad avere figli e di suo marito
Bangas.
“Farei tutto per rendere
felice mio marito” dice Shaleila alla famiglia ammirata della futura seconda
moglie di lui, giovane, bella, in grado di procreare, cercata lungo tutta
la durata del film, mentre la macchina da presa di Brillante Mendoza indaga
l’universo sparpagliato tra isole, chiese e moschee, riprende colorati mercati
e matrimoni, con i festeggiamenti che includono anche il sacrificio di un
bufalo che fa scappare dalla sala i cinefli più sensibili. Dove la violenza del
mondo fa periodica irruzione con incursioni di pirati, scorribande
dell’esercito, colpi d’arma da fuoco fuori scena. Un film che si apre e si
chiude all’insegna della vita, con un parto: “il ventre tuo” è il poetico titolo.
Una candidatura certa al
Leone e, per la straordinaria attrice Nora Aunor, alla coppa Volpi.
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