Nora Aunor |
Sinapupunan (Thy Womb)
Fertilità
in Concorso: l'amore senza confini di Brillante Mendoza è da
Leone d'Oro
LIBERO
CINEMA
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Sterilità e
fertilità. L'uomo, la terra e il mare. Soprattutto, la Donna. Che dopo
l'indimenticabile nonnina di Lola(sempre in
concorso, a Venezia, nel 2009) torna elemento cardine per Brillante Mendoza
anche in questo nuovo lavoro: Sinapupunan (Thy Womb) è l'utero, il
grembo da cui tutto nasce e che, al tempo stesso, custodisce il segreto della
vita. Shaleha (Nora Aunor, immensa) è una levatrice Bajau nella remota isola di
Tawi Tawi, all'estremo sud dell'arcipelago filippino, luogo dove pescatori,
cercatori di perle e tessitori di reti vivono in armonia con la natura:
musulmani rispetto alla stragrande maggioranza del paese, i Bajau sono
conosciuti come gli "zingari del mare", sospesi su acque che
lambiscono anche la Malesia e l'Indonesia. Sospesi, come Shaleha e l'amato
marito, felici ma segnati dal dramma dell'infertilità: mossa da un amore
sconfinato, la moglie acconsente affinché l'uomo sposi una seconda donna e
possa esaudire così il suo desiderio di paternità.
L'apparente
semplicità con cui Mendoza ci racconta la storia di questa coppia,
l'immediatezza con cui lo sguardo è invitato a fluttuare tra le palafitte di
una comunità sconosciuta, la continua danza degli elementi, le fugaci
incursioni (armate) del mondo esterno: è un film agli antipodi, Thy Womb, che non si
nasconde dietro ai falsi pudori di una cultura (la nostra) anestetizzata dalla
violenza delle immagini ma capace di scandalizzarsi di fronte alle riprese di
un vero parto o all'uccisione di una mucca, sacrificata ad Allah in occasione
delle nozze (poi rimesse in scena); agli antipodi del nostro universo, regolato
da una concezione dell'amore che non potrebbe mai prevedere, comprendere, la
scelta sofferta che prende Shaleha, addirittura disposta ad aiutare il marito a
mettere insieme una dote con cui presentarsi al cospetto delle famiglie di
ipotetiche, giovani spose.
Mendoza ci
chiede di prendere parte, di abbandonare qualsiasi pregiudizio, ed è
straordinario nel non cadere mai nel facile autocompiacimento, evitando
qualsiasi eccesso atto a ricordarci le difficoltà incontrate, soprattutto a
livello logistico, per realizzare un'opera simile, ambientata quasi totalmente
in mare: una pagina di cinema indimenticabile, "data alla luce" in
uno dei luoghi più incontaminati (non solo dal punto di vista ecologico) del
pianeta.
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